Faq

In questa sezione potrai trovare le risposte alle domande fatte più di frequente sui temi inerenti la psicologia, la psicoterapia, il bullismo e il cyberbullismo.
Se anche tu hai delle domande per le quali desideri una risosta, contattaci, scrivendo a info@gestalt-fc.it!
Provvederemo a pubblicare la risposta nel più breve tempo possibile.

Buona lettura!

Ogni intervento di prevenzione e di contrasto alle forme di bullismo (così come la sua durata e complessità), va ritagliato "su misura", in relazione alle esigenze, più o meno complesse, di chi lo richiede e alle specifiche risorse che è possibile mettere in campo.
L'ampia diffusione di questo fenomeno, per avere qualche chance di essere ridimensionata, richiede interventi preventivi, sempre piu massicci, svolti a livello sistemico (che coinvolgano anche il mondo degli adulti) e, per quel che riguarda il sistema Scuola, svolti secondo un'ottica di politica scolastica globale. E' importante sensibilizzare e formare bambini e ragazzi su questo importante tema ma allo stesso tempo, restituire agli adulti la possibilità di essere e rappresentare, per i ragazzi, dei veri e propri supporti, capaci di innescare dei circoli virtuosi in grado di educare al valore della "differenza", all'empatia e all'inclusione sociale. A tale proposito l'Istituto Gestalt Forlì-Cesena promuove un percorso formativo ad hoc, chiamato "Formazione AB Formatori".
Non tutte le prepotenze prendono il nome di bullismo. Parliamo di bullismo quando:
  1. le prepotenze sono intenzionali; 
  2. sono ripetute nel tempo (almeno per il bullismo tradizionale. Invece per le forme elettroniche di bullismo può essere sufficiente anche un solo episodio di prepotenza); 
  3. c'è una disparità di forze tra chi le attua e chi le subisce (in termini di forza fisica, numerica o psicologica).

In genere quando parliamo di bullismo (anche detto tradizionale per distinguerlo dalla forma elettronica), ci riferiamo alle forme dirette: 

Bullismo diretto
  • Bullismo verbale: alcuni esempi, possono essere, offendere, insultare, prendere in giro, minacciare, diffamare, ecc.
  • Bullismo fisico: picchiare, rubare (ad esempio la merenda a scuola), rovinare, distruggere oggetti, ecc.
e a quelle indirette:

Bullismo indiretto
  •  l'esclusione sociale (che si realizza ad esempio nel non invitare quel compagno alle feste di ompleanno, alle partite, ecc.)
Esiste un'altra forma di bullismo, chiamata cyberbullismo o bullismo elettronico.

Un'ultima informazione interessante sulle forme tradizionali di bullismo riguarda il fatto possono insorgere già in età prescolare (scuola materna) e che sono diffuse prevalentemente tra i bambini o comunque i contesti in cui bambini o ragazzi non maneggiano smartphone e non navigano in rete.
 
Il cyberbullismo può essere definito in molteplici modi:
1) l’utilizzo deliberato delle nuove tecnologie elettroniche (soprattutto di internet e del cellulare), per danneggiare (insultare, umiliare, minacciare, ecc.) qualcuno;
2) un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui attraverso varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può difendersi (Smith et al., 2008);
3) una modalità di intimidazione pervasiva che può accadere ad un giovane che usa mezzi di comunicazione elettronici (Juvonen e Gross, 2008), ecc.
In ogni caso, qualunque sia la definizione che scegliamo di adottare, sembra abbastanza evidente che si stia parlando di un sistema sociale all’interno del quale diverse persone assumono ruoli differenti (Berdondini, 2001), generando dinamiche relazionali di esclusione sociale, del tutto simili a quelle rintracciabili nelle forme di bullismo tradizionale, anche se “veicolate” ed espresse attraverso modalità elettroniche, ovvero attraverso l’utilizzo dei nuovi media”.
Quando si parla di Bullismo e di Cyberbullismo si parla dello stesso fenomeno di gruppo per cui una prepotenza, ripetuta nel tempo, viene effettuata intenzionalmente ai danni di qualcuno che è più debole (sul piano fisico, psicologico o numerico - ad esempio, un gruppo contro uno). Tuttavia cambiano i modi attraverso i quali le prepotenze vengono veicolate: nel bullismo, cosìddetto tradizionale si parla di prepotenze fisiche o verbali, in quello elettronico (cyberbullismo) gli insulti, le prese in giro, ecc. vengono agite attraverso l'uso di cellulari (smartphone) o del computer (internet).

In particolare ci sono quindi alcuni elementi che accomunano il bullismo elettronico e quello "tradizionale":
  • l’aspetto relazionale di gruppo;
  • il pregiudizio e il giudizio come elementi alla base delle dinamiche di esclusione sociale;
  • l’impatto emotivo sulle vittime;
  • la solitudine, l’isolamento e l’incapacità di difendersi delle vittime;
  • la bassa autostima come elemento condiviso dai cyber bulli e dalle vittime.
  • la sfiducia da parte dei ragazzi verso il mondo degli adulti di riferimento;
  • la scarsa sensibilità empatica dei cyber bulli e degli astanti;
  • l’incapacità dei cyber bulli di valutare le conseguenze delle proprie azioni;
  • la responsabilità degli astanti nel reiterare o nel contrastare il fenomeno;
e altri che contraddistinguono il bullismo elettronico da quello tradizionale:
  • le nuove tecnologie (uso di internet e cellulari) come veicolo delle prepotenze;
  • la rete come potenziale amplificatore della dimensione sociale dell’offesa;
  • la reversibilità dei ruoli;
  • i luoghi e i tempi dell’interazione si ampliano; (mancanza di limiti spazio-temporali all’interazione);
  • l’anonimato: garante del potere esercitato dal cyberbullo nei confronti della vittima e schermo all’esposizione da parte del bullo alle reazioni emotive della vittima. 
Il percorso formativo è diverso: 

Lo Psicologo è una persona laureata in Psicologia che, successivamente, svolge un tirocinio della durata di un anno, al termine del quale, sostiene un esame (l'Esame di Stato), che lo abilita all'esecizio della professione.Lo Psicoterapeuta è uno Psicologo o un Medico che in seguito  decide di intraprendere un percorso formativo ulteriore, in genere della durata di 4 anni, che gli conferisce il Diploma di Specializzazione in Psicoterapia.
Lo Psichiatra è un Medico che, superato l'Esame di Stato, intraprende un percorso formativo ulteriore, della durata di 4 anni, che gli conferisce la Specialità in Psichiatria.

L'approccio ai farmaci è diverso:

Psicologo e Psicoterapeuta NON possono prescrivere farmaci.
Lo Psichiatra prescrive farmaci.

Il punto di vista rispetto al disagio e al suo trattamento sono diversi:

Lo Psicologo e lo Psicoterapeuta guardano il disagio nei termini di un malessere relazionale, psichico, esistenziale che trova le sue radici su un disequilibrio della sfera emotiva, su una difficoltà di gestione del proprio mondo interno e dei propri vissuti emotivi. 
Lo Psichiatra guarda il disagio psicologico come il prodotto di un'alterazione della funzionalità del sistema nervoso centrale, come un disequilibrio nella trasmissione dei segnali biochimici tra le cellule cerebrali. 

Gli strumenti di intervento perciò saranno diversi:

Tutti e tre utilizzano il Colloquio ma a scopi differenti.
Lo Psicologo offre ascolto e comprensione ("maternage" - sostegno psicologico) e aiuta la persona ad inquadrare il proprio disagio all'interno di una cornice (la cosìddetta diagnosi);
Lo Psicoterapeuta, come lo Psicologo, offre sostegno psicologico. Utilizza, inoltre, le proprie competenze e abilità per creare insieme al cliente esperienze trasformative e nuovi adattamenti esistenziali, maggiormente funzionali al proprio benessere relazionale e psicologico e alla qualità della propria vita (personale e/o professionale).
Anche lo Psichiatra offre inquadramenti diagnostici e prescrive farmaci allo scopo di riequilibrare i disequilibri biochimici, che sostengono determinati sintomi. 
Le cosiddette “resistenze” o “difese” alla terapia sono concepite come atti adattivi, creativi, volti a preseverare il proprio sè e la relazione. Certo non sono sempre funzionali al benessere della persona ma, una volta comprese nella  propria intenzionalità, esse in genere svaniscono, lasciando spazio alla spontanea espansione dell’esperienza del bambino.
Questa visione delle resistenze e delle difficoltà implica un capovolgimento di prospettiva sulla questione dell’adattamento sociale. Il comportamento “diverso dal normale” (come spesso viene definito), non è infatti visto come una qualcosa che va “sostituito” con un comportamento più adatto, si tratta comunque di un atto creativo, di un tentativo (certo disfunzionale) di risolvere una situazione difficile.